- Dott. Lorenzo Esposito
- 11 nov 2016
- Tempo di lettura: 3 min
L’origine di tutti i mali è l’evasione fiscale, in particolare dell’IVA. I dati in possesso del Ministero delle Finanze parlano di 8 miliardi di € evasi nel corso di un anno. Ciò porta evidentemente un danno pesantissimo alle casse delle Stato che deve sicuramente porvi rimedio.
Quali sono i provvedimenti adottati dal governo? Come sempre si spara nel mucchio, cioè si impongono adempimenti su adempimenti sulla massa dei contribuenti, che potenzialmente possono evadere le imposte. Nel caso di specie, si colpiscono tutti coloro che posseggono la partita IVA, imprese piccole e grandi, artigiani, commercianti e liberi professionisti. Un po’ come dire che se qualcuno non paga l’iva, deve per forza annidarsi fra quei soggetti che la indicano in fattura. Su questo non ci piove. Però, invece di circoscrivere la ricerca ai settori più infedeli, che l’Agenzia delle Entrate conosce bene, si preferisce penalizzare tutti senza distinzione. Mi riferisco alle nuove dichiarazioni trimestrali che più o meno tutti i soggetti con partita IVA dovranno presentare dal 2017. Lo “spesometro” cioè l’elenco di tutte le fatture emesse e ricevute da ciascun soggetto nel corso del trimestre, che attualmente ha una periodicità annuale.
La liquidazione IVA del trimestre o dei tre mesi precedenti, che va inviata sempre con periodicità trimestrale, indicando l’imposta da versare o a credito. Si tratta di 8 dichiarazioni annue al posto delle 2 che vengono presentate fino al 2016. Lo scopo è quello accorciare i tempi per i controlli e quindi per gli accertamenti volti a recuperare le imposte non versate.
Per chiarire, finora il fisco conosce l’imposta dovuta dai contribuenti solo l’anno successivo a quello di fatturazione, in parte con la comunicazione IVA che scade il 28 febbraio dell’anno successivo, e più compiutamente con la dichiarazione IVA contenuta nel modello Unico, da inviare normalmente entro il 30 settembre.
Dal 2017, dopo i primi tre mesi, i contribuenti dovranno spedire, entro il 31 maggio, la liquidazione IVA trimestrale o le tre mensili (gennaio, febbraio e marzo), oltre allo spesometro. Quindi l’Agenzia delle Entrate conoscerà gli importi non versati dal 31 maggio 2017 in poi, invece del 30 settembre 2018. Questo consentirà di anticipare i controlli di un anno e mezzo rispetto alla situazione attuale. Si aggiunga che i controlli, oltre che più tempestivi saranno anche più approfonditi, mettendo a confronto i dati delle liquidazioni con quelli delle fatture singolarmente indicate nello spesometro. Con l’utilizzo di appositi software i controlli potranno essere processati in tempo reale e i contribuenti non avranno scampo.
Le dolenti note consistono, oltre nella serie di adempimenti cui i contribuenti sono chiamati, nelle sanzioni molto pesanti che verranno irrogate ai trasgressori. Non solo a chi non invia alcuna comunicazione e dichiarazione, ma anche a quelli che si dimenticano qualche fattura o la indicano in modo errato.
Le sanzioni per ogni fattura omessa o indicata in modo inesatto nello spesometro variano da 2 a 1.000 € (l’una, senza cumulo giuridico) e da 500 a 2.000 € per le comunicazioni delle liquidazioni non inviate o inviate con dati errati. Gli importi sono ancora oggi pesanti, anche dopo che, in seguito alle proteste dei commercialisti, sono state ridotte notevolmente nelle misure indicate (in origine erano da 25€ a 25.000€ per ogni fattura e da 5.000 a 50.000€ per ogni liquidazione).
Qual è la conclusione di tutto questo? Che i contribuenti dovranno lavorare gratis per l’Agenzia delle Entrate (ma non i commercialisti per il surplus di lavoro richiesto), per semplificarle il compito di contrasto dell’evasione. Come ricompensa, in caso di errore, pagheranno sanzioni pesanti, tanto che da più parti si è parlato di “tassa occulta”. Geniale!
- Dott. Lorenzo Esposito
- 21 ott 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Nella nuova legge di stabilità per il 2017 sono contenute importanti novità di carattere fiscale che avranno sicuramente degli impatti positivi per tutti i contribuenti, compresi quelli impegnati nei contenziosi con l’Agenzia delle Entrate, con l’INPS e con Equitalia.
In pratica si prevede che Equitalia, l’ente di riscossione che finora si è occupato di riscuotere imposte e contributi iscritti a ruolo, verrà soppressa e le sue funzioni incorporate nell’ambito dell’Agenzia delle Entrate, che sarà così ente accertatore ed ente riscossore. L’aspetto senz’altro positivo è che, per il futuro, scompariranno probabilmente gli aggi di riscossione del 6% che Equitalia aggiunge solitamente agli importi iscritti a ruolo.
Oltre alla soppressione dell’ente di riscossione è prevista una sorpresa finale per cercare di appianare tutte le posizioni pregresse relative alle cartelle esattoriali che Equitalia ha avuto in affidamento fino ad oggi e che ancora non sono state incassate.
CHI. Quello che si prospetta nei prossimi mesi è in sostanza un condono che consentirà a persone fisiche, imprese e società che sono debitori di Equitalia, di pagare, con uno sconto talvolta sostanzioso, le somme dovute. Allo stato attuale le informazioni sono ancora poche e frammentate, per cui si possono dare solo delle indicazioni di massima che però sono utilissime a chi deve pianificare i propri pagamenti futuri.
COSA. Pare scontato che la sanatoria riguarderà tutti i tributi erariali, con l’eccezione dell’IVA, in quanto è una imposta comunitaria, per cui IRPEF, IRES, oltre ai contributi dovuti all’INPS. Dovrebbero quindi essere escluse, oltre all’IVA, anche le addizionali regionali e comunali, le multe per violazioni del Codice della Strada, il bollo auto.
Non tutte le cartelle notificate da Equitalia e tutti gli importi iscritti a ruolo e poi “ceduti” a Equitalia rientreranno nella sanatoria, ma solo quelli che risultano notificati/emessi entro il 31.12.2015 (la data non è ancora stata stabilita ufficialmente ed è una previsione ragionevole). Anche gli importi non ancora pagati in seguito a contenziosi, sospensioni, rateizzazioni in parte pagate, potranno beneficiare del provvedimento in esame.
QUANTO si paga: la bozza del Dl prevede che saranno dovute solo le imposte più una somma forfettaria del 3% a titolo di interessi e sanzioni. Saranno eliminate quindi le sanzioni, gli interessi anche di mora e gli aggi di riscossione. Le sanzioni, a seconda delle violazioni commesse, variano dal 10% al 100% dell’imposta accertata e dovuta e quindi il risparmio con il condono potrebbe arrivare ad oltre il 50% dell’importo iscritto sulle cartelle o a ruolo.
QUANDO si pagherà. L’importo complessivamente dovuto dovrà essere versato entro la data che verrà stabilita, presumibilmente nei primi mesi del 2017, in unica soluzione oppure ratealmente il non più di 36 rate mensili. Anche in questo caso le modalità di ratezione devono ancora essere comunicate ufficialmente.
Tutto semplice e facile? Come sempre le cose non stanno così e per valutare la convenienza dell’operazione nei differenti casi e cosa è meglio fare se si hanno contenziosi in corso e rateizzazioni, è sempre meglio affidarsi a degli esperti. Rimani aggiornato su questi e altri temi, iscrivendoti alla nostra newsletter.
- Lorenzo Esposito
- 21 set 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Entro il 20 ottobre 2016 sarà possibile essere riammessi al beneficio della rateazione per i contribuenti italiani che siano decaduti dai piani rateali per il versamento delle imposte pregresse. E’ quanto prevede l’art. 13-bis della legge 160/2016. In sostanza, la norma riguarda quei contribuenti, persone fisiche o società, che non hanno versato integralmente le imposte negli anni precedenti e si sono visti recapitare degli avvisi bonari dall’Agenzia delle Entrate o delle cartelle da Equitalia.
Chi non ha pagato il dovuto in unica soluzione ed ha chiesto e ottenuto la rateazione all’Agenzia delle Entrate o a Equitalia ed ha cominciato a pagare, ma ha saltato qualche rata ed è quindi decaduto dal beneficio della rateazione, ricevendo una lettera a tal proposito dall’ente preposto, ora può ricominciare a pagare.
Per le rateazioni concesse da Equitalia nei confronti dei contribuenti decaduti al 30 giugno 2016 è prevista la possibilità di ottenere una nuova dilazione di un massimo di 72 rate, o anche di più in base al piano originario, depositando un modello apposito (RR1, reperibile anche sul sito del concessionario della riscossione) entro il 20 ottobre prossimo. Ovviamente dovrà impegnarsi a pagare le nuove rate formulate, facendo ben attenzione a non saltarne due, anche se non consecutive.
Per le rateazioni concesse dall’Agenzia delle Entrate e decadute dal 16/10/2015 all’1/07/2016 è data la possibilità di ottenere una nuova rateazione, sempre presentando una semplice richiesta all’agenzia entro il 20 ottobre 2016. In questo caso, bisogna rispettare rigorosamente il nuovo piano, senza saltare neppure una rate, pena la nuova decadenza.
Da notare che la legge non prevede il pagamento integrale delle rate scadute, per poter accedere alla nuova rateazione, cosa che normalmente è una condizione indispensabile per poter riprendere un piano rateale. Quindi il nuovo piano rateale comprenderà anche le rate già scadute del vecchio piano.
La ripresa dei pagamenti rateali è particolarmente conveniente per quei contribuenti che avendo un flusso di reddito mensile, ma non la disponibilità totale della somma, possono continuare a dormire sogni tranquilli, senza vedere aggredito il proprio patrimonio da azioni esecutive e riscossione forzata da parte dell’ente della riscossione.