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Anno 2020: dalle penalizzazioni dei forfettari alla riduzione dei termini per l'accertamento

Dal 2020 i cosiddetti forfettari, cioè i contribuenti che realizzano un volume d’affari annuo fino a 65.000 € e optano per tale regime e godono di diverse agevolazioni di carattere fiscale, avranno degli impedimenti in più rispetto al passato.

Le preclusioni riguardano il costo del personale e per il lavoro accessorio che ora avrà un tetto di 20.000 € annui e gli altri redditi di lavoro dipendente, pensione e assimilati che non potranno più superare i 30.000 € annui. In pratica, se nel 2019, i contribuenti in regime forfettario hanno superato uno dei limiti indicati, dal 2020 dovranno transitare al regime ordinario.

I vantaggi del regime forfettario, lo ricordiamo, consistono dell’esclusione dall’IVA sulle fatture emesse ed eventualmente dalla ritenuta d’acconto sui compensi professionali. Inoltre, il calcolo delle imposte sul reddito prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva del 15%, in luogo delle aliquote IRPEF ordinarie, che partono dal 23 % in su, fino a 43%. Oltre a queste facilitazioni, l’imponibile su cui applicare l’aliquota forfettaria è dato dal una percentuale predefinita che tiene conto di costi virtuali riconosciuti in base ai ricavi conseguiti in base al settore di attività. Non essendoci l’obbligo di tenuta di una vera e propria contabilità la deduzione forfettaria dei costi semplifica la vita e risulta particolarmente conveniente a quelli che di costi ne hanno pochi, che otterranno così una riduzione dell’imponibile superiore al normale. La convenienza si riduce all’aumentare dei costi reali dell’attività, in quanto quelli eccedenti il forfait non si deducono.

L’altro motivo per cui conviene optare per il forfettario è proprio la presenza di altri redditi di lavoro dipendente o di pensione. Ciò in quanto il reddito di lavoro autonomo non si cumula con gli altri redditi, fissando l’aliquota al 15%, impedendo la progressività dell’imposizione e cioè il passaggio a uno scaglione IRPEF maggiore e più oneroso. E’ in questo contesto che la nuova modifica penalizza i titolari di redditi superiori a € 30.000. Fra essi anche parecchi pensionati che decidono di continuare a svolgere qualche attività per vari motivi.

L’altra agevolazione di non poco conto è che i forfettari non sono tenuti all’emissione della fattura elettronica, ma possono emettere semplici documenti cartacei.

Anche questo privilegio è in via di estinzione, in quanto l’Agenzia delle Entrate preferisce di gran lunga i contribuenti che emettono fatture elettroniche, risultando più facile il controllo.

Dal 2020, i forfettari che emetteranno comunque fatture elettroniche, godranno di un accorciamento dei termini per subire accertamenti fiscali. La decadenza del potere di accertamento da parte degli uffici finanziari solitamente avviene dopo 5 anni dalla data di presentazione della dichiarazione fiscale relativa. Optando per la fatturazione elettronica, gli anni a disposizione dell’Agenzia delle Entrate diventeranno quattro.

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