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Gli accertamenti di Striscia la Notizia


Di solito non mi capita di guardare Striscia la Notizia, ma ultimamente mi hanno segnalato che se ne dicono delle belle…. sull’Agenzia delle Entrate! A quanto segnalato dai telespettatori si tratta di vere e proprie vessazioni ai danni dei contribuenti ad unico vantaggio dell’Agenzia e quindi dell’Erario.

La questione è arrivata ai piani alti del Ministero, infatti la dirigente dott.ssa Orlandi ha dovuto riferire in Parlamento, a proposito della querelle che è scaturita fra Striscia e l’Agenzia delle Entrate.

Sotto accusa sono finiti degli avvisi di accertamento sulle compravendite immobiliari, terreni o fabbricati, in cui sostanzialmente l’Agenzia delle Entrate, rilevando una differenza cospicua fra il valore dichiarato nell’atto notarile e quanto viene invece suggerito dai valori medi di mercato, accerta le imposte dovute sulla differenza, maggiorando delle sanzioni ed interessi. Nel caso specifico l’imposta oggetto della presunta evasione è l’imposta di registro, che grava sull’acquirente, anche se è dovuta solidalmente anche dal cedente.

C’è da dire che il tipo di accertamento in esame esiste da tempi memorabili e non è certo una novità nel panorama italiano. Forse recentemente ne è stato fatto un uso più massiccio e distorto per ragioni esclusivamente di cassa, ma comunque non si può certo condannare lo strumento accertativo in sé.

Sappiamo bene che, soprattutto in passato, non era difficile vendere un immobile dichiarando sull’atto un valore inferiore a quello effettivo, “regolando” la differenza in contanti. Ciò permette di risparmiare parecchi soldi di tasse, non solo l’imposta di registro di cui abbiamo parlato, ma soprattutto l’IRPEF dovuta dal venditore sulla plusvalenza che il venditore realizza. Ovviamente si tratta di evasione fiscale. Ma un conto è vendere un immobile al 10% in meno rispetto ai valori medi di mercato (vedremo poi quali), altra cosa è dichiarare di vendere a 100.000 € un immobile da 1 milione! E’ proprio per evitare questo genere di distorsione che è stato creato l’accertamento in questione che utilizza come raffronto i valori medi di mercato, suggeriti dell’OMI (Osservatorio Mercato Immobiliare), riferiti a delle medie calcolate in base alle zone, alla tipologia di fabbricato e ad altri parametri, e quelli dichiarati nell’atto di compravendita.

Quindi non bisogna creare allarmismi, in quanto non c’è nulla di nuovo nello strumento utilizzato, con tutte le tutele previste a favore del contribuente.

Ciò che bisogna però temere è l’utilizzo distorto dello strumento, che talvolta viene abusato utilizzando dei valori di raffronto appositamente scelti di importo più alto rispetto al dichiarato, come affermato a Striscia da un anonimo dipendente dell’Agenzia delle Entrate.

E’ evidente che il contribuente ha parecchie armi a sua disposizione, ma come tutte le armi, queste hanno un costo, e non sempre si riesce a farlo pagare dalla controparte. Ciò che probabilmente non serve a nulla è presentarsi arroganti e tremendamente adirati ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate, che peraltro non hanno particolari colpe (le colpe se ci sono, sono a monte). Il massimo che si riesce ad ottenere è pagare, probabilmente di meno di quanto richiesto, ma COMUNQUE PAGARE.

Quello che si può fare è affidarsi a dei professionisti che sappiano bene come trattare queste questioni. Perché, come sempre, affidarsi ad un professionista costa, ma pensate quanto vi può costare mettervi nelle mani di un dilettante.

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